libertà Fondamentali

Trasparenza…la violenza non è un diritto

Durante i conflitti armati, violare i diritti fondamentali delle fasce sociali più fragili, è una crudele prassi,volta ad incutere timore nelle popolazioni, soprattutto attraverso gli stupri nei confronti di donne e ragazze. La violenza contro le donne, durante i conflitti armati, è stata oggetto di indagine, da parte della "Commissione 780" delle Nazioni Unite. Nello specifico, il Consiglio di Sicurezza con Res. 764 del 1992, ha condannato fermamente, il mancato rispetto delle Convenzioni di Ginevra del 1949, evidenziando il concetto di responsabilità personali, perseguibili a livello internazionale. Ulteriori interventi, sono stati effettuati con Res.771 del 1992, con cui si è ribadita la necessità, a cura di Stati ed organismi, di avvertire il Segretario Generale, circa le violazioni in itinere, cosicché il Consiglio di Sicurezza, potesse pianificare interventi adeguati, nonché con Res.780 del 1992. Con la risoluzione 787 del 1992, il Consiglio di Sicurezza, chiese espressamente alla Commissione 780, di indagare sulla c.d. "pulizia etnica", in violazione del diritto umanitario internazionale. Per "gravi violazioni" del diritto umanitario internazionale, si intendono quei crimini così gravi, da poter essere condannati da ogni Stato, alla luce della giurisdizione universale. Sulla scorta degli eventi cruenti verificatisi ai danni di donne, minori, disabili, è stato istituito il tribunale penale internazionale, in quanto, soprattutto attraverso la sistematica violenza contro le donne, si attuano crimini atroci come il genocidio. La CEDAW, Convenzione volta ad eliminare ogni discriminazione nei riguardi delle donne, nasce nel 1979 ed obbliga gli Stati a rimuovere e condannare ogni forma di sperequazione rivolta al genere femminile, con particolare attenzione agli artt. 5, 6,11, 12, 14, 16. Un fondamentale intervento, volto a ribadire l'indispensabile applicazione del diritto internazionale umanitario, fu anche evidenziato nella Piattaforma d'Azione adottata con la Conferenza mondiale sulle donne di Pechino del 1995. Gli stupri durante i conflitti armati, sono sempre e comunque un "omicidio di genere" e di razza, perché anche laddove non subentri la morte fisica, gli invasori diffondono il proprio gene nelle generazioni future. Il Tribunale di Norimberga, non diede purtroppo , il giusto valore ai crimini sessuali, posti in essere, durante i conflitti armati. Soltanto il Pubblico Ministero sovietico, provo' a dimostrare gli stupri posti in essere sul territorio russo, affinché venissero inseriti, in un preciso disegno criminoso, di eliminazione nazista. Nel 1998, con lo Statuto della Corte Penale Internazionale, si affrontò il tema della gravidanza forzata, ossia, l'illecita detenzione delle donne rese gravide, per modificare la composizione etnica di un popolo e commettere ulteriori violazioni del diritto internazionale. Un importante passo avanti, è stata l'esclusione dei crimini per violenza sessuale, dall'applicazione dell'amnistia nei processi di risoluzione dei conflitti. Tuttavia, la situazione attuale, inerente il conflitto Russia-Ucraina, rende doveroso ribadire , il cessate il fuoco, l'incessante dialogo diplomatico, la neutralità dell'Ucraina, la ricostruzione dei rapporti umani e dei territori e verificare la sorte dei civili ucraini condotti in Russia. Dalla parte della vita sempre. Dr.ssa Francesca Accetta Giornalista International Press Germania Criminologa e psicologa Forense Laurea magistrale in Giurisprudenza Specializzata in professioni legali Abilitata all'esercizio della professione Forense Master II livello Area Internazionale Intelligence - Antiterrorismo