Nella religione islamica, il corpo umano è in assoluto, proprietà di Allah, quindi l'uomo, in via meramente teorica, rappresenta un custode momentaneo del proprio corpo e, non può disporne in tutto o in parte, liberamente, alla luce del principio di sacralità del corpo umano e del divieto di suicidio. Quindi, è vietato ogni atto lesivo dell' integrità fisica. Il Corano disciplina le punizioni per il reato di lesioni volontarie "E nella Torah prescrivemmo a voi anima per anima, occhio per occhio, naso per naso, orecchio per orecchio, dente per dente e, per le ferite la legge del taglione. Ma a chi dà in elemosina il prezzo del sangue, sarà per lui di purificazione". L'impianto normativo mussulmano distingue tra lesione lieve ovvero lesione che conduca alla perdita di organi o arti. Il dolo, nel reato di lesione prevede la sussistenza di colpi inferti con collera e con oggetti volti ad offendere. Diverso è il caso di colpi inferti per gioco, per motivi educativi o con strumenti non volti ad offendere, ritenendo che non sussista il dolo intenzionale e quindi è controversa l'applicazione della legge del taglione. Ad esempio, in caso di colpo inferto per gioco, una parte della dottrina mussulmana considera la quasi-intenzione nella ferita inferta per gioco. Di conseguenza, non si applicherà la legge del taglione bensì la diya più elevata sul patrimonio del reo. La diya si versa per intero in caso di lesioni gravi, metà diya copre la perdita di organi pari, 1/10 serve a riparare la perdita di un dito di una mano o di un piede, 1/20 per la perdita di un dente. I presupposti inerenti le condizioni della vittima per l'applicazione della legge del taglione, sono simili a quelle previste per il reato di omicidio. I giureconsulti mussulmani hanno sancito una serie di ferite suscettibili di applicazione della legge del taglione. Tuttavia , a prescindere dal fatto che le lesioni volontarie abbiano dato luogo all'applicazione della legge del taglione, il giudice del rito malikita infligge la sanzione penale della restrizione della libertà personale in base alla gravità del caso. Inoltre, la legge del taglione potrebbe comportare anche la morte del condannato e non può applicarsi se non dopo che le lesioni inferte alla persona offesa, siano guarite. L'art. 3 della Dichiarazione Universale dei diritti umani, stabilisce che ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza. Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù (art. 4), ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali contro atti che violino i diritti fondamentali di cui all'articolo 8, ogni individuo ha diritto, in ossequio al principio di uguaglianza, ad un processo equo ed imparziale (art. 10), ogni membro della collettività ha diritto alla sicurezza sociale, alla dignità e al pieno sviluppo della sua personalità. Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuno dei diritti e delle libertà in essa enunciati. Si rende quindi doveroso, in ossequio ai principi di fratellanza, armonia e pacifica convivenza, uniformare il sistema penale e detentivo universale, ai principi di rieducazione, redenzione e risocializzazione del reo, con sanzioni detentive e pecuniarie congrue e proporzionate alla commissione del reato, ma, con particolare riguardo alla finalità retributiva nei confronti della vittima e della società. "Quando dici io sono così, stai diventando la tua prigione mentale". Affinché il mondo non vada ulteriormente allo sfascio, occorre che un fascio di fiori profumi il mondo con le libertà fondamentali, che dai suoi fiori nasca il seme della democrazia e la pianta della pace e dei diritti umani.
La disciplina dei fatti di sangue nell’ Islam: lesioni volontarie