libertà Fondamentali

Il reato di lesioni colpose nell’Islam

Il reato di lesioni colpose prevede lesioni alla testa, al corpo, purché non ne derivi l'amputazione di membra o la diminuzione dei sensi e, la perdita di un arto, di un organo o di facoltà fisiche ed intellettuali. Soltanto la ferita profonda all'addome, determina il prezzo del sangue stabilito dalla legge. Si discernono invece, in parti doppie o multiple, le lesioni da cui scaturisce l'amputazione di arti, organi oppure la perdita di facoltà quali la vista, l'olfatto, l'udito, la virilità sessuale, la ragionevolezza, la capacità di reggersi in piedi o seduti. Dalla perdita totale deriva l'importo fisso della diya, invece, in caso di diminuzione, verrà stabilita dal libero apprezzamento del giudice. Secondo la dottrina mussulmana, l'amputazione di una parte del corpo, comporta anche la perdita di facoltà. Quindi, la dottrina, si pronuncia sui casi in cui la diya vada versata per intero o dimezzata. Ad esempio, nel caso di barba e capelli che non ricrescono, gli hanafiti pretendono la diya per intero. Ogni scuola di pensiero, sancisce invece, il risarcimento integrale in caso di perdita della favella. Ma, se la persona pronuncia alcune lettere, la diya verrà frazionata in base alle 28 lettere dell'alfabeto arabo. Tuttavia, c'è chi ritiene che il prezzo del sangue sia dovuto solo per le parti integre quindi, discorso diverso è la lingua del muto ovvero il pene di un uomo impotente, invece gli shafi'iti stabiliscono comunque l'indennizzo totale. Quando il giudice è chiamato a pronunciarsi, segue procedure molto particolari, come ad esempio, il bendaggio dell'occhio colpito e, un soggetto con un uovo in mano, si allontana man mano, fin quando la vittima non discernere più l'uovo e allora si prenderà nota della distanza. Si procederà in egual modo, con l'occhio sano, bendando quello colpito, fino a verificare la diminuzione della vista. Medesima procedura è prevista per l'udito. Le scuole di pensiero divergono anche sulla parità di genere per quanto concerne il prezzo del sangue tra uomo e donna, generando sperequazioni tra il valore del corpo umano in base al genere. La Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne del 1979, si ispira alla Dichiarazione Universale dei diritti umani, la quale sancisce il principio di non discriminazione e dichiara che tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità, diritti e libertà senza distinzioni, in particolare, fondate sul sesso. “Cultura significa anzitutto creare una coscienza civile, fare in modo che chi studia sia consapevole della dignità. L’uomo di cultura deve reagire a tutto ciò che è offesa alla sua dignità, alla sua coscienza. Altrimenti la cultura non serve a nulla.” Sandro Pertini (1973).